[...continua da 001...] Con il coraggio e la spavalderia che contraddistinse il Vito bambino, continuò la pratica delle metafore di nascosto, stando bene attento a non provocare le ire delle autorità ecclesiastiche dell’epoca o peggio, di provocare un’ eclissi che avrebbe decimato ulteriormente la già esigua popolazione. Intanto, un familiare di Vito ancora ignoto ai giorni nostri ma che molti biografi dell’epoca sospettano essere Tereso Unniè più noto alle cronache dell’epoca come “il crasto delle funivie”, scopre che la realtà del quartiere Bottaro stava ormai stretta a diversi suoi coinquilini, con il suo provincialismo sfrenato e senza freni stava soffocando le mire espansionistiche e creative della famiglia ma soprattutto di Vito che soffriva particolarmente la mancanza di stimoli e confronti con altri bambini della sua età, praticamente inesistenti all’epoca. Fu dunque durante la Festa del Santo Patrono del paese del 1983, per meglio mimetizzarsi con la folla gioiosa e urlante, che la famiglia Cupiede si trasferì in massa a due isolati più a nord, in pieno Scarpellino, quartiere a statuto speciale noto soprattutto per il suo statuto speciale dell’epoca. Qui la famiglia Mancusaro trova una nuova vita. Lontane sono ormai le mille difficoltà che allora definire spregiudicate sarebbe riduttivo, oltrechè sbagliato. Ben presto però, sorsero le prime difficoltà. Innanzitutto il quartiere era pieno di cani e come se non bastasse un componente della famiglia tuttora ignoto si ammalò gravemente e dovettero amputarlo. Fu durante questo periodo empfio di tensione che Vito decise di diventare adolescente. [...continua...]