martedì 13 novembre 2007

Smirno Sgroi - Biografia di Vito Ranganello - 005

Il periodo torinese e la rivoluzione del calendario

[...attignia da 004...] Il nostro quindi fu subito rapito (come Nietzche d’altronde) dall’atmosfera rarefatta e ovattata del capoluogo sabaudo, stringendo amicizie e rapporti con la crema dell’intelligentia cittadina partecipando a feste, congressi, happenings, letture, cresime, concerti e gare di canottaggio. Si inasprirono intanto i rapporti con lo zio Roscolandio, per il quale il giovane Vito era reo di un temperamento. Forse troppo o forse poco, non ci è dato di sapere ma pur sempre un temperamento.
Così dovette abbandonare le mura amiche per le mura meno amiche della Stazione ferroviaria di Porta Nuova. Fu un periodo abbastanza duro per Vito che sbarcava il lunario chiedendo qualche moneta agli astanti e dormendo su letti di carta stampata.
Ma ben presto il destino arrise nuovamente al giovane. Il padre di Vito, Deriso Cementauto, noto impresario di fama della bassa padana, morì di stenti a Cremona impiccandosi e lasciò la cospicua eredità al giovane Ranganello che dal giorno alla notte diventò ricco. Con il denaro ricevuto appiccò subito un incendio nell’appartamento dello zio e con gli altri assoldò dei sicari per assassinarlo. Gli restò giusto una manciata di miliardi per dedicarsi allo sfruttamento della prostituzione ma soprattutto per dare forma ai progetti che aveva in mente.
In città ormai impazzava il boogie woogie e al Mauriziano si organizzavano serate indimenticabili sulla scia dei successi di “I giardini ambidestri” di Elzio Guidini e di “Una vita di merda” dei Nicolas. Tutto andava per il meglio per il giovane Vito che simulava spesso gli orgasmi con le donne che a quell’epoca gli capitava di frequentare tanto per legittimare la sua autorità. In un delirio di onnipotenza dette alla luce “la rivoluzione del calendario” che è un saggio nel quale l’autore esamina i difetti macroscopici del calendario odierno. [...continua...]