sabato 27 ottobre 2007

Epitaffio di un Eroe

Chi sono davvero i supereroi? Cosa nascondono realmente dentro le loro tute aderenti di fibra sintetica colorata? Ma soprattutto, perché fanno quello che fanno invece di starsene tranquilli a masturbarsi davanti a un filmato sudicio traslocato illegalmente?

A queste e ad altre imbarazzanti domande risponde il nostro studio, elaborato in seguito a incredibili e perigliosi pedinamenti e dopo faticose perlustrazioni condotte arrembando segretissimi archivi elettronici.

In questa sede, per ovvii motivi geometrici, renderemo noto solo uno scisma della ricerca, che comunque sarà pubblicata interamente il prossimo mercoledì in tutte le farmacie convenzionate (“Supereroi e antidepressivi: la ricerca dell’identità nella battigia post-occidentale”, di Basil Barbosa e Fatima Kierkegaard, 1.037 pagg., 37,99 euri, Squisio Edizioni-Gorizia; in allegato una preziosa bottiglia di spuma al ginger serigrafata a mano con l’effigie del noto giustiziere mascherato Il Nottolone).



Ci concentreremo su di un caso segnaletico, un rutilante supereroe vieppiù celebrato da enormi zainetti e marmorei coni gelato, ma purtroppo protetto da robusti copiadritti. Stante un fastidioso contenzioso di talleri intentato da petulanti legulei democristiani, ci riferiremo quindi al suddetto superuomo con il nome in codice veementemente suggerito dal correttore micro-soffice, “Barman”.

Lunghe osservazioni sulle procedure seguite dal Barman ci hanno condotto a stabilire senza tema di smentita che le vere ragioni che lo spingono a gonfiare di viola gli uomini di malaffare sono di natura squisitamente sessuale.

L’infanzia trascorsa nella repressione degli istinti, sotto la lubrica sorveglianza di un vecchio maggiordomo pedofilo originario della perfida terra d’Albione, hanno inesorabilmente costretto il piccolo Barman a sublimare le proprie pulsioni genitali su di un animale-totem, il Murcielagus Urbanus, volgarmente noto al popolo ruminante come “pipistrello”. Il Murcielagus Urbanus, atroce ibrido di ratto e volatile, riassume infatti nel suo ributtante corpicino il duplice tormento del Barman: il Pene (o uccello) e il Peccato, rappresentato dal sudicio “topo”, il cui corrispettivo femminile non è certo un caso. È per imbrigliare questo tormento che il Barman ne assume le fattezze e comincia ad andare in giro di notte a somministrare punizioni purificatrici contro ambigui figuri che altro non sono che sublimazioni del suo inconscio malato: un vecchio pederasta cicisbeo con il naso lungo (evidente ancora una volta il richiamo al pene), un isterico parrucchiere per signora fissato con i pettegolezzi e i cruciverba, un gelataio muscoloso (probabilmente la proiezione di un trauma infantile) e addirittura un travestito in completo viola con cipria e rossetto. Compare frequentemente anche una donna, una ninfomane sadomasochista più e più volte respinta dall’incorruttibile Barman.

Il suo unico amico è un ragazzino callipigio in mutande verdi, con il quale però non c’è mai stato in realtà nessun sottointeso carnale, come al contrario superficialmente azzardato da alcuni scribacchini amanti del coccodè sensazionalista. Il ragazzino è il Barman da bambino, ma stavolta sorvegliato da un istitutore con la cintura di castità (notare la foggia massiccia della fibbia), cioè il Barman stesso.

Pur viaggiando sempre con le terga al vento, costantemente esposte agli agguati dei satiri omosessuali più sopra descritti, il ragazzino conserverà intatta la sua purezza sfinterica, realizzando così la vera missione del Barman: far guardare ma non far toccare, in un cortocircuito autoflagellante che bene illustra i contorti percorsi mentali di un esibizionista votato alla castità.



Prossimamente:

Batman al gay pride!

Il Nottolone contro tutti!

Zagor ama Cico!

L’Inchiappettatore Mascherato!