Film: Quel cacacazzi di Antonio, 2000 (Italia/Ucraina) B/N 81 min.
Analisi:
Raramente capita di imbattersi in gemme di questa caratura. Jupiter Frejus, il regista dell’introspettivo e filosofico “Il Menata”, torna alla ribalta nel 2000 proponendone il sequel in una chiave più scanzonata e leggera. La pellicola comunque non manca di quei toni drammatici, tipici della filmografia ucraina tanto cara al regista, che tuttavia ben si sposano con la narrazione limpida ed insieme grottesca del Frejus. Supportato da attori di alto rango ed esperienza come Aurelio Zipperman e Peppe A.Capulco il film narra le gesta del giovane Antonio Coliandro (Aurelio Zipperman) affetto da disordini mentali che lo portano ad ossessionare chiunque gli capiti a tiro, fino ad arrivare alla provocazione estrema: l’acme violento delle scene allo zoo e successivamente ripreso, forse con maggior vigore, nelle inquadrature truculente dell’asilo. Non poche critiche vennero mosse in quel periodo al regista ed alla produzione, colpevoli di sevizie a scimmie, giraffe e leoni. Furono abili azioni di marketing a permettere al film di giungere dalla distribuzione al grande pubblico. Naturalmente la pellicola venne aspramente criticata ed ingiustamente bollata come “inguardabile” o “discutibile”. Solo dopo la premiazione del 2003 di “Bowling a Colombine” di Michael Moore a cui venne attribuito l’Oscar come miglior documentario, alcuni fra i critici più avveduti notarono un singolare filo conduttore fra le due pellicole ed un disarmate parallelismo d’intenti. Oggi, “Quel cacacazzi di Antonio” trova la sua naturale collocazione nelle raccolte di titoli dei cinefili più colti e sensibili. Pressoché sconosciuto ai più, resta un capolavoro imperituro del cinema italo-ucraino. Vi invito ad approfondirne i dettagli nella sezione “FilmS mai visti” di Bradas.
http://www.bradas.it/gallery/pictures/catfilms.asp?iCat=11
Buona visione.
Lumberto Biagiotti, docente di anatomia audiovisiva sperimentale presso l’università di Castel Roero